Che cos'è la tariffa D1

La tariffa D1 è una vecchia tariffa prevista per i contratti di energia elettrica che è stata introdotta, in via sperimentale, nel luglio del 2014. Si trattava di una soluzione pensata appositamente per quanti facessero uso di pompe di calore come principale metodo di riscaldamento dell'ambiente domestico. In quanto tariffa dedicata esclusivamente ai contratti per residenti, non era possibile attivare la D1 per le seconde case o per appartamenti con contratti di energia elettrica non residenti. La principale caratteristica di questa tariffa era che essa, a differenza di quanto accadeva per le altre tariffe attive, non prevedeva incrementi di prezzo in caso di utilizzo eccessivo di chilowatt all'ora ma esclusivamente un prezzo costante sia per consumi bassi che elevati. Questa tariffa sperimentale andava quindi a influenzare soprattutto le voci di spesa relative ai servizi di rete e agli oneri amministrativi e non presentava sconti particolari relativi ai consumi stessi. Si trattava, infatti, di una proposta dell'ARERA (Autorità per la Regolazione di Energia, Reti e Ambiente) e non si soluzioni previste da parte dei fornitori del mercato che, invece, possono scegliere il costo della materia prima energia e quindi influenzare la spesa totale relativa ai consumi.

La tariffa D1 nel 2019

Con l'introduzione della riforma energetica del 2017, le vecchie tariffe sono state abolite. Questo significa che quanti optano per un riscaldamento esclusivamente con pompe di calore oggi non possono più sottoscrivere la tariffa D1. Al suo posto, infatti, è stata introdotta una nuova tariffa che unisce in sé tutte le precedenti, ossia oltre alla D1 anche la D2 e la D3. Questa nuova tariffa, che prende il nome di TD, presenta tuttavia una serie di punti in comune con la vecchia D1. Nello specifico, è previsto che con la nuova tariffa TD i costi relativi ai consumi restano invariati indipendentemente dal fatto che essi siano consumi elevati o bassi. La principale differenza con le precedenti tariffe, riguarda quindi l'introduzione della quota potenza. Questa prevede che chi fa uso di potenze maggiori o minori avrà delle spese proporzionali alla potenza, ossia costi maggiori o minori proprio in base alla potenza impegnata dal contatore.