Negli ultimi anni il mercato immobiliare sta riconoscendo un ruolo sempre più centrale alla bioedilizia ovvero alle modalità di progettazione e costruzione degli edifici il più possibile in linea con i principi di sostenibilità ambientale.

In ottica di ridurre maggiormente i consumi e gli sprechi all’interno delle abitazioni, è stata introdotta la certificazione energetica con l’obiettivo di definire la prestazione energetica di un’unità immobiliare e gli interventi per poterla migliorare. 

Che cos’è la certificazione energetica

La certificazione energetica o attestato di prestazione energetica (APE) è un documento che indica e sintetizza, attraverso una scala che va dalla lettera A4 alla lettera G, le prestazioni energetiche di un immobile, di una casa o di un appartamento. 

All’interno dell’attestato vengono riportati i consumi energetici di un edificio e il suo livello di efficienza energetica, tenendo conto di diversi parametri tra cui l’isolamento termico dell’abitazione, la posizione dell’edificio, il suo orientamento e la presenza di eventuali tecnologie capaci di aumentare il comfort casalingo. 

L’APE, dunque, è un documento rilasciato da un soggetto accreditato, il certificatore energetico, che fornisce indicazioni dettagliate riguardo il consumo annuale di energia di un’abitazione con l’obiettivo di stabilire l’impatto che ha sull’ambiente e ridurre il più possibile gli sprechi.

Più un edificio risulta efficiente dal punto di vista energetico e più acquista valore sul mercato: minimizzare i consumi e migliorare la propria classe energetica, infatti, non solo è una scelta green e eco-friendly nei confronti dell’ambiente, ma anche un miglioramento in termini di valore economico dell’edificio. 

Classi della certificazione energetica

Le classi energetiche

Le classi energetiche sono 10, ciascuna delle quali ha un punteggio che va da 1 a 10 in base a intervalli specifici di valori energetici o fascia di consumo e sono indicate dalle lettere dalla A alla G:

  • classe G: si tratta della classe energetica meno efficiente che generalmente appartiene a vecchi edifici non coibentati e caratterizzati da un’elevata dispersione termica;
  • classe F: nella maggior parte dei casi gli edifici che rientrano in questa classe risalgono agli anni ‘70 e ‘80, hanno impianti di riscaldamento obsoleti e l’isolamento nonché gli infissi risultano inadeguati per ottimizzare i consumi e gli sprechi;
  • classe E: gli edifici appartenenti a questa classe energetica hanno un consumo annuo intorno ai 120 kWh/mq e, nonostante le infrastrutture non siano perfettamente coibentate, generalmente sono stati eseguiti interventi volti a migliorarne l’efficienza energetica come l’isolamento degli infissi;
  • classe D: con le abitazioni in classe D si manifesta un netto miglioramento per quanto riguarda l’isolamento termico dell’edificio e una maggiore efficienza per quanto riguarda  serramenti (con, ad esempio, la presenza di doppi vetri) e muri perimetrali, di maggiore spessore;
  • classe C: oggetto di interventi che hanno elevato l’efficienza e l’ottimizzazione dal punto di vista energetico, questa classe di edifici si caratterizzano per la presenza di valvole termostatiche sui termosifoni, di una caldaia a condensazione e di un isolamento del tetto di alta qualità;
  • classe B: si tratta di edifici dai consumi molto ridotti grazie all’inserimento di pannelli isolanti sull’involucro esterno nella sua interezza così da garantire un livello di efficienza energetica estremamente alto;
  • classe A o più: rappresentano l’eccellenza del mercato immobiliare odierno grazie ai consumi ridotti al minimo e all’infrastruttura eco-friendly tanto che, in edifici in classe A3 o A4, l’impatto ambientale è quasi a zero. Tra gli elementi distintivi di un edificio in classe A o superiore, occorre ricordare la presenza del cappotto termico, l’utilizzo di impianti di riscaldamento di altissima efficienza (talvolta abbinati a pannelli solari) e il rispetto delle norme antisismiche. 

Certificazione energetica: quanto costa? 

Per quanto riguarda i costi della certificazione energetica, non è stato stabilito un prezzo fisso, ma generalmente oscilla intorno ai 150 euro.

Il costo può variare a seconda del luogo di residenza - se in una piccola o grande città - e dalla regione, con costi più elevati nei grandi centri metropolitani. 

Per ottenere un servizio al giusto prezzo, è consigliabile controllare che il sopralluogo all’interno dell’edificio - necessario per compilare correttamente l’attestato di certificazione energetica - sia compreso nei costi, dal momento che è obbligatorio per legge.

Inoltre, è meglio evitare APE dai costi troppo bassi perché potrebbero non garantire un esame sufficientemente approfondito e una corretta analisi utile per conoscere le effettive prestazioni energetiche dell’immobile. 

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Certificazione energetica: normativa

Dal punto di vista della normativa per la certificazione energetica, dal 2005 sono entrati in vigore nuovi parametri per la determinazione della prestazione energetica di un edificio.

Con il decreto legislativo 192/2005, infatti, la legislazione italiana si è allineata alle normative europee che, con la Energy Performance of Building Directive (direttiva 2002 /91/CE), hanno indirizzato gli stati membri dell’UE verso una riduzione dei gas inquinanti attraverso una serie di misure correttive, tra cui una maggiore efficienza energetica nel settore edilizio. 

In particolare, la direttiva europea ha introdotto il concetto di certificato energetico con l’obiettivo di definire con chiarezza la prestazione e i consumi energetici di un edificio e, al tempo stesso, dare la possibilità ai cittadini di conoscere lo stato dell’immobile in totale trasparenza. 

Successivamente, con la legge 90/2013, è stato introdotto in Italia l’APE (Attestato di Prestazione Energetica) in sostituzione all’ACE (Attestato di Certificazione Energetica), obbligatorio in caso di vendita e donazione di immobili nonché di locazione sia di interi edifici che di singole unità immobiliari. 

Certificazione energetica: quanto dura

Un elemento da non trascurare è la durata della certificazione energetica la cui scadenza deve essere correttamente segnalata in ogni pagina del documento. 

Come riportato dal decreto legislativo 192/2005, l’attestato di prestazione energetica ha “una validità temporale massima di 10 anni a partire dal rilascio ed è aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione o riqualificazione che modifichi la classe energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare. La validità temporale massima è subordinata al rispetto delle prescrizioni per le operazioni di controllo di efficienza energetica dei sistemi tecnici dell’edificio, in particolare per gli impianti termici, comprese le eventuali necessità di adeguamento”.

In caso di mancato rispetto delle disposizioni previste dalla legge, la scadenza dell’APE è prevista il 31 dicembre dell’anno successivo a quello in cui è prevista la prima scadenza non rispettata per le operazioni di controllo di efficienza energetica sopra citate. 

Certificazione energetica: chi la può fare

L’Attestato di Certificazione energetica può essere redatto esclusivamente da un soggetto accreditato chiamato certificatore energetico ossia un professionista con competenze specifiche in ambito di efficienza energetica degli immobili. Si tratta generalmente di un tecnico specializzato nella costruzione e progettazione di edifici come l’ingegnere, il geometra o l’architetto, iscritto all’albo dei certificatori. 

Per la corretta redazione dell’APE, il certificatore energetico svolge un sopralluogo per analizzare gli infissi, l’involucro edilizio, l’impianto di climatizzazione invernale e di produzione di acqua calda sanitaria così da poter calcolare l’indice di prestazione energetica dell’edificio e suggerire eventuali raccomandazioni tecniche per migliorare l’efficienza energetica dell’unità immobiliare.