Il Mozambico è destinato a diventare uno dei maggiori produttori di gas al mondo, posizionandosi al secondo posto a livello mondiale, solo dopo il Qatar.

L’ex colonia portoghese, quindi, si potrebbe collocare al centro della produzione di gas, rilanciando l’economia nazionale e portando inevitabilmente a conseguenze geopolitiche. 

Al largo delle coste africane sono stati trovati numerosi giacimenti di gas che hanno dato il via a una corsa per la loro gestione che vede coinvolte le maggiori compagnie minerarie al mondo.

Tra queste troviamo la multinazionale americana Anadarko e l’italiana Eni che, nelle loro esplorazioni al largo di Cabo Delgado, hanno trovato preziosissimi giacimenti di gas (Gnl, gas naturale liquefatto) che contribuiranno ampiamente alle prime esportazioni, il cui inizio è previsto intorno al 2020.

Fino a quel momento, quindi, il Mozambico resterà ancora una regione molto povera, in cui 6 abitanti su 10 possiedono un patrimonio pari a 1,25 dollari al giorno.

In questo contesto, la compagnia americana Anadarko ha annunciato che costruirà uno degli impianti più grandi mai realizzati nell’Africa sub-sahariana, disponendo di una capacità di circa 12 milioni di tonnellate l’anno.

Anche l’italiana Eni, successivamente alla scoperta di un giacimento “giant” a 40 km dalle coste di Cabo Delgado, ha espresso l’intenzione di investire circa 25 miliardi di euro da qui al 2024.

Le due multinazionali operano in due aree contigue e progettano la costruzione di infrastrutture comuni in modo da lavorare in modo più funzionale, pur mantenendo licenze singole. 

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede che intorno al 2025 il gas potrà costituire quasi un quarto del Pil del mozambico e la metà delle esportazioni. Il paese sarà in grado di esportare fino a 12,9 tonnellate l’anno di Gnl, destinate prevalentemente al mercato asiatico. 

PROBLEMI DA AFFRONTARE

Una volta pompato a terra e liquefatto, il gas estratto dovrà essere esportato, ma per farlo bisognerà implementare le infrastrutture del Mozambico che, al momento, sono carenti e inefficienti.

D’altro canto, lo sviluppo del paese non può essere portato avanti solo dai giacimenti, ma deve essere sostenuto dalla costruzione di strade, ferrovie e dal miglioramento delle condizioni nell’ambito dell’istruzione e della sanità.

Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha affermato, a tal proposito, che la multinazionale non vuole semplicemente investire ed estrarre le materie prime, ma mirare a un approccio positivo che porti ad instaurare una relazione sana con il paese ospitante.

Solo migliorando le infrastrutture sarà possibile trasportare con facilità il gas estratto verso l’India e la Cina, contribuendo al mercato di due delle economie più forti e solide a livello globale.

Un ulteriore problema è costituito dall’occupazione nell’industria estrattiva: la popolazione mozambicana, maggiormente impiegata nel settore agricolo, spera di poter partecipare allo sviluppo economico, ma per lavorare nel settore dei giacimenti sono necessarie competenze che solo una ristretta élite potrebbe avere.

Lo sviluppo economico dovuto alla scoperta dei giacimenti non coinvolgerebbe quindi la maggior parte della popolazione, che si troverebbe costretta a lavorare nelle stesse condizioni di povertà e precarietà precedenti allo sviluppo.

È quindi importante sottolineare come la scoperta dei giacimenti di gas porta con sé non solo benefici economici, ma anche importanti conseguenze a livello sociopolitico.