L’emergenza climatica è un argomento sulla bocca di tutti grazie alle recenti manifestazioni che hanno affollato le piazze e le strade del nostro paese in occasione del “Friday For The future”.

La delicatezza di questa tematica è tale che anche le autorità competenti si sono mosse per poter dare il proprio contributo “dall’alto” per trasformare le abitudini degli italiani e, più in generale, dell’Europa.

Il Governo, infatti, ha proposto un Piano Nazionale Energia e clima (PNIEC) che vede un maggior impegno nel raggiungimento degli obiettivi condivisi da tutta la comunità.

Vediamo di cosa si tratta e quali sono le potenziali conseguenze positive di questa proposta. 

Piano nazionale energetico e climatico 2030

Il nome completo del progetto è Piano nazionale integrato per l’energia e il clima per il periodo 2021-2030 e, come suggerisce la sua dicitura, dovrà essere attuato entro la fine di quest’anno.

Dopo l’approvazione della comunità europea, ogni due anni lo Stato membro dovrà presentare un resoconto alla UE, mostrando i passi avanti che sono stati fatti dal paese stesso. 

Si tratta di un passo avanti decisivo nella lotta contro il tempo per salvare il nostro pianeta e che, fortunatamente, è spia di un cambiamento sensibile nelle scelte di politica energetica.

Gli obiettivi che il gruppo di ricerca si è prefissato di poter raggiungere sono numerosi e su più fattori: 

  • Domanda energetica: si auspica la riduzione del 30% dei consumi finali coperti da fonti rinnovabili entro il 2030. Il settore trainante di questo cambiamento sarà quello elettrico (55,4% sul totale), seguito da quello termico che contribuirà per il 33% e da quello delle rinnovabili nel settore dei trasporti (21,6%);
  • Rimanendo nel settore dell’introduzione delle energie rinnovabili nei trasporti (non solo pubblici, ma anche privati), ci si aspetta un aumento importante delle auto elettriche in circolazione nel nostro paese fino al raggiungimento di più di 1.5 milioni di mezzi totalmente sostenibili nel 2030;
  • Efficienza energetica: questo aspetto si è rivelato essere il più delicato dell’intero documento. Il piano nazionale energetico e climatico prevede infatti una riduzione dei consumi di energia primaria di circa il 43%. Un aspetto fondamentale in questo senso è la riflessione compiuta in materia diminuzione delle emissioni dannose: i gas serra diminuiranno del 33%. A questo proposito è fondamentale sottolineare come, per la prima volta, possa essere prevista la VAS – Valutazione Ambientale Strategica – che avrà il compito di esaminare e valutare l’impatto ambientale del piano nel corso del 2019 prima della sua approvazione finale. 

Particolare spazio viene riservato nel documento alla decarbonizzazione: accelerare il passaggio dai tradizionali combustibili alle fonti rinnovabili è infatti considerata una priorità assoluta che sarà capace di generare un mix virtuoso di elettrico (basato su quota rinnovabile crescente) e gas.

Questo cambiamento implicherà un cambiamento radicale nelle infrastrutture italiane, storicamente legale al carbone. 

Il ruolo centrale dell’Italia nel miglioramento climatico

Come recita il documento, nella sezione A, l’Italia è un paese che da molto tempo ha intrapreso un percorso di miglioramento energetico di abitazioni e strutture edilizie in senso lato, dimostrandosi non solo ricettiva alle richieste dell’Europa, ma anche capace di attuare progetti ambientali di una certa entità. 

Del resto, il nostro Paese, nonostante la crisi economica che ha colpito tutto il vecchio continente negli ultimi 10 anni, ha sempre sostenuto lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica con una spesa in costante crescita che ha raggiunto un totale di 15 miliardi di euro solo nel 2017 (ultimi dati disponibili).

D’altro canto, in Italia lo sviluppo delle energie rinnovabili si deve muovere nel rispetto della tutela del paesaggio e del territorio, fonte inesauribile non solo di energia ma anche patrimonio che ci contraddistingue a livello europeo.