Secondo uno studio pubblicato pochi giorni fa su Nature Climate Change il riscaldamento globale avrebbe un impatto negativo molto serio anche sulle gravidanze: gravidanze più a rischio ma soprattutto più veloci. Al punto che qualcuno ha anche conteggiato il danno globale che le mamme americane potrebbero subire da qui alla fine del secolo con gravidanze più incerte e frenetiche.

Negli Stati Uniti gravidanze più corte e a rischio a causa del caldo

A quanto pare l’esposizione a una temperatura più alta ed estrema potrebbe seriamente danneggiare il feto che rischia complicazioni di carattere cardiovascolare al bambino e un eccessivo livello di oxytocina, l’ormone che il talamo della mamma produce quando si avvicinano i giorni del parto e dell’allattamento. Tuttavia si tratta di uno studio per il momento ancora in fase di sviluppo e che necessita di una banca dati ancora più ampia e diversificata sul territorio.

Che il caldo e le gravidanze più corte siano due fattori strettamente combinati, tuttavia, è ormai acclarato. Lo studio di Nature Climate Change ha raccolto e analizzato i dati di circa 56 milioni di nascite in 445 diverse aree geografiche nell’arco di ventitre anni, dal 1969 al 1988. Si stanno ancora raccogliendo i dati degli ultimi trent’anni che, grazie all’informatizzazione delle banche dati degli ospedali e delle assicurazioni, dovrebbero fornire un dettaglio ancora più preciso.

L’ondata di calore diventa un pericolo per le gestanti

Il dato più significativo riguarda le ondate di calore che in alcune città sono state seguite da una raffica di parti premature rispetto alla scadenza: con il termometro a 36° l’incremento arriva anche al 5%. Nella media si parla di gestazioni più corte di una, anche due settimane, nei periodi più caldi dell’anno e nelle più assolate o inquinate. Secondo un calcolo approssimativo dei giorni di gestazione, lo studio ha anche calcolato quante nascite sono state caratterizzate da una gestazione più breve rispetto alle previsioni nell’arco di un solo anno… quasi 25mila. Se si trattasse solo di un parto più rapido ma sicuro e controllato non sarebbe un problema: ma il fatto è che qualsiasi parto anche solo leggermente prematuro può diventare a rischio.

Il riscaldamento continuerà a peggiorare il quadro delle gravidanze

I ricercatori hanno anche effettuato una interessante proiezione: se la tendenza del clima sarà ancora quella di puntare a caldo sempre più opprimente e diffuso, le gravidanze premature prima della fine del secolo – solo negli Stati Uniti – potrebbero diventare un terzo del globale. Maggiori rischi per la madre e per il bimbo ma anche maggiori costi per il contribuente. Nell’ultimo ventennio i giorni di gestazioni persi saranno più di 250mila. Non è escluso che l’uomo, come ha sempre fatto, riesca ad adattarsi anche a questo, magari nel corso del tempo (e ce ne vorrà molto).

Magari i tanto attesi provvedimenti per il clima potrebbero dare una mano: ma da quanto si è visto a Madrid, con Australia, Giappone e proprio gli Stati Uniti che hanno disertato la firma dei nuovi accordi per ridurre il carico di CO2, l’ottimismo non sembra essere consentito. Gli studi intanto continuano, per monitorare quanto e come il caldo e l’incremento delle temperature possa ulteriormente accorciare le gravidanze rispetto a quanto già evidenziato dai dati in possesso dei ricercatori.