Una proroga di sei mesi, forse anche un anno per l'entrata in vigore del mercato libero: lo deciderà il Governo, ma è ormai certo che il termine fissato del 1 luglio 2020 per la fine del mercato tutelato in tema di forniture energetiche non è più scontato.

Le ipotesi al vaglio sono infatti due: prorogare il termine di sei mesi, spostando così la dead line al 31 dicembre 2020, oppure consentire per un altro anno ai piccoli consumatori e alle micro imprese, e comunque a quanti non fossero già passati al libero mercato per l'utilizzo di forniture di energia elettrica e gas di valutare meglio le opzioni a disposizione, mantenendo gli attuali contratti.

Mercato libero, cos'è e a quando risale l'attuazione

Per comprendere meglio i cambiamenti che avverranno nel settore è utile ricordare che è dal 1999 che in Italia è stato attivato il processo che deve portare alla realizzazione piena di un mercato libero dell'energia.

Il primo atto in questo senso è il Decreto Legge 79 del 16 marzo 1999, che raccoglieva una direttiva comunitaria di 3 anni prima, nella quale veniva definito il Mercato Unico dell'energia in Europa.

Da allora è cominciata una graduale, ma lenta, liberalizzazione della produzione, import ed export, acquisto e vendita di energia elettrica. Dal 2007 in poi si è avuta una piena liberalizzazione dell'energia in Italia, con una quota di mercato cosiddetto tutelato, dove i prezzi sono stabiliti dall'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, l'Arera.

Ed è stata proprio la dichiarazione, alcuni giorni fa, del presidente dell'Autorità Stefano Besseghini, in audizione alla Camera, a far scattare l'ipotesi di uno slittamento dei tempi. Besseghini ha parlato senza giri di parole di un “orizzonte temporale critico” indicato nel 1 luglio 2020, per dire che il mercato non è ancora pronto.

Mercato libero, due ipotesi di proroga

Alle perplessità del presidente dell'Arera si aggiungono anche le ipotesi avanzate, sempre in sede di audizione alla Camera, del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli di una proroga breve, da definire già con un decreto di urgenza, ma che potrebbe arrivare anche attraverso un “milleproroghe” o addirittura sotto forma di emendamento alla legge di Bilancio che il Parlamento dovrà approvare entro il 31 dicembre prossimo.

Procedure che farebbero propendere per uno slittamento a breve, contenuto nei sei mesi già paventati, ma che tuttavia non esclude tempi appena più lunghi, quantificabili in un anno.

La legge sulla concorrenza approvata nel 2017, che poneva fine al mercato tutelato dell'energia, non è stata infatti seguita da un decreto attuativo. Un provvedimento che avrebbe dovuto emettere il ministero dello Sviluppo Economico per delineare il quadro di azione, definendo l'accesso all'Elenco dei venditori di energia elettrica per requisiti tecnici e finanziari soprattutto.

Non si tratta di un dettaglio, poiché l'iscrizione all'Elenco sarà un requisito essenziale per lo svolgimento dell'attività e servirà anche a regolamentare un settore dove al momento operano circa 400 venditori.

Si vuole dunque arrivare alla fine del mercato tutelato senza particolari contraccolpi, salvaguardando specialmente i piccoli clienti, sia privati sia imprese, assicurando una continuità di fornitura a quanti per le ragioni più disparate non hanno ancora un contratto di libero mercato. Secondo una stima dell'Arera non si tratta di un bacino di utenza minimo. Fino al 2018 i consumatori con utenze domestiche rimasti nel mercato tutelato dell'energia elettrica rappresentano il 56%, circa 16,5 milioni di famiglie; mentre le utenze business di piccole dimensioni sono ancora il 43%, con 3 milioni di piccole aziende.

Per il gas i numeri sono ancor più importanti con il 50% di utenze domestiche. Di qui la necessità di gestire il passaggio al mercato libero con gradualità e non senza un'azione di monitoraggio.