Djakarta è uno degli agglomerati urbani più inquinati dell’Asia: città splendida, in continuo movimento, simbolo di un paese altrettanto vivace come l’Indonesia che a dispetto delle sue frequenti tensioni sociali, ha vissuto per almeno trent’anni una considerevole espansione industriale mossa dalle ricchezze petrolifere e del sottosuolo. Djakarta è cresciuta enormemente negli anni, in modo spesso disordinato e anche rischioso con numerosi quartieri sottoposti al rischio delle alluvioni e delle improvvise tempeste tropicali. Djakarta oggi è una megalopoli di oltre 12 milioni di abitanti con densità superiore ai 15mila abitanti su chilometro quadrato. Twitter può fare la differenza.

La popolazione di Djakarta vive in un costante senso di rischio

Uno dei grandi problemi che l’Indonesia ha dovuto affrontare, proprio in considerazione della sua espansione spesso dissennata sulle coste, è stato quello degli allagamenti improvvisi. Come informare la popolazione del rischio ambientale o meteorologico? Un giovane ingegnere di soli 28 anni, Nashin Mahtani, ha provato a dare una risposta a questa domanda con il suo sito PetaBencana.id utilizzando intelligenza artificiale e i cosiddetti bot. Nashin ha sviluppato un software in grado di leggere foto, post e notizie che arrivano direttamente dalla popolazione attraverso i social media, in particolare Twitter che in Indonesia è un vero colosso. Twitter è probabilmente il social network più diffuso nel paese e nessun’altra città può vantare il volume di traffico di Djakarta che, da sola, alimenta il 2% dei tweet a livello mondiale. 

Da post e tweet a una rete di interventi in emergenza

Se il successo di un social network è così significativo, perché non sfruttarlo in modo virtuoso per la gente? Nashin intercetta tutti i messaggi che arrivano dalla gente di Djakarta e che hanno hashtag particolari: terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche, tempeste, allagamenti… L’Indonesia e la sua capitale si sono dovute confrontare con ogni genere di emergenza: “Abbiamo iniziato il nostro studio proprio per l’incredibile relazione che Djakarta ha con Twitter - dice il fondatore di PetaBencana - in particolare durante un’alluvione abbiamo visto che le informazioni e le foto che arrivavano dagli utenti erano incredibilmente fedeli ed efficaci. Arrivavano messaggi persino da chi si era tuffato dalla casa o dalla macchina e stava cercando di mettersi in salvo nuotando: questo ci ha consentito di mappare i rischi e creare una rete di informazioni estremamente efficaci salvando una gran quantità di persone”. 

Il monitoraggio civile viaggia sui social

L’Indonesia è un mondo a parte che deve confrontarsi continuamente con il rischio di allagamenti e tsunami: si parla di migliaia e migliaia di isole per 81mila chilometri di coste che non si possono certo presidiare con laboratori e sensori. Dunque l’occhio degli abitanti rimane l’unica risorsa possibile. Nashin

Mahtani ha concretizzato il suo progetto con la facoltà canadese di Waterloo che sta predisponendo una serie di piani d’emergenza per aiutare una città come Djakarta che a ogni tempesta rischia di finire con il 40% del suo territorio completamente sott’acqua. PetaBencana.id si avvale di bots definiti “humanitarian chat-bots” che incentivano la conversazione con gli abitanti che sono colpiti da un disastro naturale. Le informazioni devono essere precise e schematiche ma sfruttando i post e tweet i bot sono in grado di mappare l’emergenza e individuare i fattori di rischio in tempo quasi reale. Uno strumento facile, accessibile a tutti, gratuito e soprattutto funzionale in un paese che ha speso negli ultimi dieci anni quasi mezzo miliardo di dollari all’anno per ricostruire quanto è stato distrutto dalle alluvioni e che non si è ancora completamente ripreso dal devastante tsunami del 2004. Il sistema fornisce molte altre informazioni: strade interrotte, black out, allagamenti, frane. PetaBencana.id da Twitter si è esteso anche a Facebook Telegram e dal 2016 a oggi ha quintuplicato gli utenti coinvolti. Nel 2020 si ipotizza che almeno 250 milioni di persone aderiranno al progetto di monitoraggio social civile.